Criminalità giovanile: servono misure concrete e collaborazione sociale
Contrastare le baby gang e la criminalità giovanile è una sfida cruciale per garantire la sicurezza e il benessere delle comunità locali. Il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni ha ribadito l’importanza di un approccio integrato che combini il rafforzamento delle forze dell’ordine con misure preventive e il coinvolgimento delle reti sociali territoriali. Durante un convegno organizzato a Pescara da Fsp Polizia di Stato, con il patrocinio del Comune e dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara, sono emerse proposte concrete per affrontare il fenomeno.
Uno dei punti centrali del dibattito è stato il potenziamento degli organici delle forze dell’ordine. Rafforzare la presenza di polizia e carabinieri sul territorio è fondamentale per contrastare in modo efficace le attività criminali delle baby gang. Inoltre, difendere i presidi di legalità e sicurezza rappresenta un baluardo contro il dilagare di fenomeni che possono alimentare un senso di insicurezza tra i cittadini.
Accanto agli interventi repressivi, le misure di prevenzione giocano un ruolo altrettanto rilevante. Strumenti come il Daspo urbano e l’istituzione di zone rosse mirano a impedire ai soggetti più pericolosi di frequentare determinate aree, contribuendo così a ristabilire un clima di sicurezza. Parallelamente, il coordinamento tra prefetture e questure è essenziale per alzare il livello di sorveglianza nei territori più a rischio.
Tuttavia, la prevenzione non si limita agli strumenti repressivi. Un ruolo chiave è svolto dalla sussidiarietà, ovvero dal rafforzamento delle reti sociali territoriali e degli enti locali. Offrire opportunità educative, sportive e culturali ai giovani può allontanarli dalla strada e sottrarli al rischio di essere coinvolti in attività criminali. Collaborare con associazioni, scuole e famiglie è una strategia indispensabile per costruire percorsi alternativi.
Il sottosegretario Molteni ha sottolineato la necessità di adottare una politica di tolleranza zero per evitare che il fenomeno delle baby gang si trasformi in un allarme sociale. Questo approccio non deve essere interpretato come mera repressione, ma come un impegno deciso per garantire il rispetto delle regole e la tutela della convivenza civile.
Durante il convegno, introdotto da Walter Massimiliani, sono intervenuti esperti di sociologia, criminologia e rappresentanti delle istituzioni locali. Tra questi, il questore di Pescara Carlo Solimene e il docente universitario Antonello Canzano hanno analizzato le cause profonde della criminalità giovanile, sottolineando l’importanza di agire sia sulle radici sociali del problema sia sulle sue manifestazioni più evidenti.
Le conclusioni hanno messo in evidenza l’importanza di una sinergia tra enti locali, forze dell’ordine e comunità. Solo attraverso una collaborazione stretta e costante sarà possibile arginare il fenomeno e promuovere un modello di sicurezza urbana che garantisca il rispetto della legalità e il benessere collettivo.
Contrastare le baby gang è, dunque, un obiettivo che richiede un impegno corale. Le politiche di sicurezza devono essere accompagnate da un investimento nelle nuove generazioni, offrendo loro alternative valide per costruire un futuro lontano dalla criminalità.
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