Pecora alla Callara: un piatto della tradizione pastorale
La Pecora alla Callara (o Cottora) è una delle ricette più rappresentative della tradizione culinaria abruzzese, strettamente legata alla vita dei pastori e alla transumanza. Questo piatto, ancora oggi preparato in occasioni speciali e durante sagre locali, affonda le sue radici nella cultura montana e nella necessità di sfruttare al meglio le risorse disponibili. La sua preparazione richiede pazienza e dedizione, con una cottura lunga e lenta che rende la carne morbida e succulenta. Il nome deriva dal contenitore in cui viene cucinata, la callara, un grande paiolo di rame o ferro utilizzato per la cottura di pietanze comunitarie.
Origini e legame con la transumanza –La Pecora alla Callara è un piatto che racconta la storia dell’Abruzzo e delle sue tradizioni pastorali. La transumanza, il secolare spostamento delle greggi dalle montagne abruzzesi alle pianure pugliesi in cerca di pascoli migliori, ha segnato profondamente la cultura locale. I pastori, costretti a trascorrere lunghi periodi lontano da casa, trovavano nella carne di pecora una risorsa essenziale per la loro alimentazione. La callara, posta sopra un fuoco vivo, permetteva di cuocere lentamente la carne insieme a spezie e aromi, ottenendo un piatto nutriente e saporito da condividere con il resto del gruppo.
Ingredienti semplici per un gusto autentico –Gli ingredienti della Pecora alla Callara sono pochi ma essenziali: carne di pecora, cipolla, carota, sedano, pomodori, vino bianco, alloro, rosmarino, peperoncino e altre spezie a seconda della variante locale. L’uso delle erbe aromatiche non solo conferisce un profumo intenso, ma aiuta anche a smorzare il sapore forte della carne ovina, che richiede una lunga cottura per diventare tenera. Il segreto di questa preparazione risiede nella lenta stufatura, che permette agli ingredienti di amalgamarsi alla perfezione, regalando un sapore unico e inconfondibile.
Il metodo di cottura: pazienza e fuoco lento –La preparazione della Pecora alla Callara è un vero e proprio rito. La carne, spesso tagliata a pezzi grossolani, viene prima sbollentata per eliminare il grasso in eccesso e poi lasciata cuocere per almeno quattro ore nel paiolo, insieme agli aromi e al vino. Questo processo consente alla carne di sfaldarsi quasi completamente, rendendola incredibilmente morbida. Tradizionalmente, la cottura avveniva all’aperto, su fuochi di legna, con i pastori e la comunità riuniti attorno alla callara in attesa del pasto.
Dalla tradizione alle sagre moderne –Oggi, la Pecora alla Callara non è più un piatto quotidiano ma viene rievocata durante sagre e feste paesane in diverse zone dell’Abruzzo. A L’Aquila e Teramo, le varianti locali prendono il nome rispettivamente di Pecora alla Cottora e Pecora alla Callara, mantenendo però lo stesso spirito di convivialità. Durante queste occasioni, il piatto viene preparato seguendo la ricetta tradizionale e servito a grandi tavolate, riportando in vita, anche se solo per un giorno, il senso di comunità che un tempo caratterizzava la transumanza.
Un piatto che racconta la storia dell’Abruzzo –La Pecora alla Callara non è solo una pietanza, ma un simbolo dell’identità abruzzese, capace di racchiudere in sé il duro lavoro dei pastori, la semplicità degli ingredienti e il valore della condivisione. Oggi, purtroppo, la magia della tradizione si è in parte persa, ma il gusto autentico di questa preparazione rimane. Ogni volta che viene cucinata, è un’occasione per riscoprire un pezzo di storia e per apprezzare la ricchezza della cucina povera, che con pochi elementi sa regalare emozioni uniche.
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